lunedì 23 febbraio 2009

Immagini del global warming

Vuoi visionare delle immagini molto belle, da un punto di vista estetico, ma che testimoniano l'attuale fase di riscaldamento globale che il nostro pianeta sta attraversando?
Visita il sito del Time al seguente link:
http://www.time.com/time/photogallery/0,29307,1726292_1556601,00.html

Non occorre avere alcuna dimestichezza con la lingua americana, basta "cliccare" su next e/o back per andare avanti ed indietro nelle immagini.
Buona visione e... buona riflessione!

(Fonte consultata: www.time.com)

Barack Obama sarà davvero il primo vero Presidente verde d'America?

Ho già dedicato alcuni post a descrivere la volontà del nuovo Presidente americano in tema di ambiente, di energie rinnovabili e, più in generale di "green economy".

Scorrendo il sito del Time (che ritengo essere uno strumento di informazione di alto livello) ho notato che, tra le varie "Top Ten" proposte per il 2008, ce n'è una dedicata alle "green stories" (le storie verdi); in questa singolare classifica il primo posto è lasciato, per l'appunto, all'elezione di Barack Obama.
Entrambi i contendenti, Barack Obama e John McCain, sono infatti partiti da posizioni di difesa dell'ambiente, tuttavia nel proseguo della campagna elettorale solo Barack Obama è riuscito nell'intento di concretizzare un preciso programma di investimenti attorno alle energie alternative con l'obiettivo di creare "green jobs" (lavori verdi), volendo aiutare, in un sol colpo, economia ed ecologia.

L'articolo si chiude, in maniera augurale, ipotizzando che se Obama riuscirà a tener fede a detto impegno ed a porre la questione energetica al primo posto della sua agenda, avendo l'accortezza di fare scelte eco-sostenibili nonostante l'attuale spettro di recessione, egli sarà davvero il primo Presidente verde d'America.

(Fonte consultata: www.time.com)

giovedì 19 febbraio 2009

Capitol climate action - manifestazione del 2 marzo contro l'uso del carbone nelle centrali americane.

Molto interessanti e coinvolgenti sono le parole che James Hansen, direttore del centro studi Goddard della Nasa e tra i più influenti climatologi del mondo, ha affidato ad un video che promuove la manifestazione che avrà luogo il 2 marzo davanti alla Capitol power plant (centrale che, secondo quanto afferma Andrew Renkin su Dot Earth, blog del New York Times, fornisce calore ed elettricità al Congresso degli Stati Uniti, e che - unico caso nell’intero District of Columbia - comprende ancora il carbone - insieme a gas e petrolio - nel mix di combustibili che utilizza).
In detta manifestazione, denominata, “Capitol climate action”, gli organizzatori vogliono essere di stimolo all’amministrazione Obama ed al Congresso americano per incrementare gli sforzi per contrastare il surriscaldamento globale.

Hansen, nel video, afferma come "sia ora di prendere posizione sul Global warming (..). E’ arduo per le persone capire che il clima è un’emergenza. Ma il clima sta cambiando: gli oceani stanno riscaldandosi, i ghiacci si stanno sciogliendo, le zone climatiche stanno mutando, e possiamo vedere che gli estremi del ciclo idro-geologico (alluvioni, siccità, tempeste) stanno diventando sempre più estremi. Ciò che sta diventando evidente per la scienza è che non possiamo bruciare tutti i combustibili fossili (disponibili) senza creare un pianeta molto diverso. L’unica via pratica per risolvere il problema è fronteggiare la principale fonte di carbonio, cioè (la combustione del) carbone. La scienza è molto chiara riguardo a questo, ma finora i decisori politici non hanno intrapreso le iniziative necessarie»

Viene, a tal riguardo, immediato il paragone con la fotografia della situazione italiana promossa da Legambiente in cui (secondo i dati ieri pubblicati nel dossier "Stop al carbone 2009" in occasione della settimana amica del clima) le 12 centrali a carbone funzionanti producono il 14% del totale dell'energia elettrica, a fronte dell'emissione del 30% della CO2 liberata per la produzione complessiva di elettricita': 42,5 milioni di tonnellate di anidride carbonica, cioe' 3,7 milioni di tonnellate in piu' rispetto ai limiti dalla direttiva europea sull'Emission trading scheme (Ets), nel 2007.

Tuttavia, per dovere di obiettività, è anche indispensabile citare le parole di chi, alle teorie che vogliono collegare il global warming all'attività antropica, non è assolutamente d'accordo; mi riferisco, in questo specifico caso, a S. Fred Singer fisico dell’Atmosfera e già Direttore del Servizio meteo-satellitare americano, S. Fred Singer è inoltre Professore emerito di Scienze Ambientali alla University of Virginia. Quale revisore dei rapporti dell’Ipcc, Singer divide il premio Nobel 2007 per la Pace con Al Gore. Secondo Singer, definito dal Il Giornale il "re degli anticatastrofisti", le teorie di Hansen sono completamente sbagliate e si avvicinano a posizioni di fanatismo religioso. Secondo Singer, infatti, i cambiamenti climatici attualmente in atto sono causati dalle forze della Natura e non dalle emissioni antropiche di gas-serra; in ogni caso dette modificazioni, che rientrano in una ciclicità naturale, non avranno effetti catastrofistici come ci vengono da più parti descritti.

Ritengo che le diverse posizioni suesposte siano molto interessanti; tornerò più volte ad affrontare tale discrasia, non tanto per alimentare la confusione, ma quanto per fornire gli elementi ed i dati scientifici affinchè ciascuno possa acquisire una giusta visione critica ed obiettiva della problematica.

Fonti consultate: www.greenreport.it; www.ansa.it; www.meteoclima.net)

mercoledì 18 febbraio 2009

Chiediamo molto al nostro pianeta, ma non abbiamo ancora imparato a restituire

L’Earth Overshoot Day (il giorno della banca rotta ecologica) coincide con la giornata in cui, nello specifico anno solare, abbiamo terminato le risorse naturali disponibili ed iniziamo ad intaccare il capitale biologico accumulato in oltre tre miliardi di anni di evoluzione della vita.


Si tratta, quindi, del giorno in cui il reddito annuale a nostra disposizione finisce e gli esseri umani viventi continuano a sopravvivere chiedendo un prestito al futuro, cioè togliendo ricchezza ai figli ed ai nipoti. La data, non è frutto di una volontà allarmistica e catastrofistica, ma è stata calcolata dal Global Footprint Network, l´associazione che misura l´impronta ecologica, cioè il segno che ognuno di noi lascia sul pianeta prelevando ciò di cui ha bisogno per vivere ed eliminando ciò che non gli serve più, i rifiuti.


Nel 1961 metà della Terra era sufficiente per soddisfare le nostre necessità. Il primo anno in cui l´umanità ha utilizzato più risorse di quelle offerte dalla biocapacità del pianeta è stato il 1986, ma quella volta il cartellino rosso si alzò il 31 dicembre: il danno era ancora moderato.


Nel 1995 la fase del “sovraconsumo” aveva già mangiato più di un mese di calendario: a partire dal 21 novembre la quantità di legname, fibre, animali, verdure divorati andava oltre la capacità degli ecosistemi di rigenerarsi; il prelievo cominciava a divorare il capitale a disposizione, in un circuito vizioso che riduce gli utili a disposizione e costringe ad anticipare sempre più il momento del debito.

Nel 2005 l´Earth Overshoot Day è caduto il 2 ottobre. L’anno passato, il 2008, è coinciso con il 23 settembre: consumiamo quasi il 40 per cento in più di quello che la natura può offrirci senza impoverirsi. Secondo le proiezioni delle Nazioni Unite, l´anno in cui - se non si prenderanno provvedimenti - il rosso scatterà il primo luglio sarà il 2050. Alla metà del secolo avremo bisogno di un secondo pianeta a disposizione.


Di fronte a questi calcoli ed a questi dati scientifici è più che mai urgente il ricorso a stili di vita, a scelte produttive che favoriscano un minor consumo di risorse, nel rispetto di quella volontà, innata in ognuno, di noi di migliorarsi e di migliorare il proprio ambiente, solo così saremo in grado di raggiungere e promuovere un vero e proprio sviluppo sostenibile.


(Fonte consultata: www.repubblica.it)

sabato 14 febbraio 2009

Il Belize: un’idea per un possibile viaggio all’insegna dell’eco-turismo

Dopo aver speso varie parole a descrivere che cosa si intende per eco-turismo, dando anche le principali e basilari regole per poter coniugare il viaggio ed il divertimento con le esigenze del nostro pianeta, voglio suggerire alcune idee, pratiche e concrete, in cui sia possibile fare eco-turismo.



Partiamo dal Belize. Si tratta di un piccolo stato, grande più o meno come la Sardegna, che si trova nella penisola dello Yucatan. La popolazione residente è di circa 290 mila abitanti, confina a nord con lo stato messicano di Quinta Roo, ad est si affaccia sul mare dei Caraibi mentre a sud e ad ovest confina, rispettivamente, con i dipartimenti guatemaltechi di Izabal e Pertén.


Il Belize è uno degli stati che presentano la più elevata biodiversità, sia per quanto riguarda le specie terrestri (tra vegetali, mammiferi, uccelli, rettili ed anfibi) sia per quelle acquatiche. La barriera corallina, che si estende lungo la costa del paese, è la seconda più grande al mondo dopo la Grande Barriera australiana ed è stata riconosciuta dall’UNESCO come Patrimonio dell’Umanità grazie alla sua biodiversità. Il Belize ha, inoltre, un ruolo rilevante nel mantenimento del Corridoio Biologico Mesoamericano (un insieme di aree protette che attraversa l'America Centrale dal Messico fino a Panama).


Il Belize è il tipico viaggio avventuroso per gli statunitensi, con le sue antiche caverne rituali Maya e le escursioni con la jeep in mezzo alla giungla, tra coccodrilli, giaguari e scimmie dispettose. Ma è anche il Paese in cui, grazie all’importanza rivestita sia dal turismo che dall’ambiente, è in atto una politica che incoraggia gli eco-resort, le capanne di legno con tetti di paglia le energia alternativa; insomma tutti gli elementi per garantire sostenibilità al turismo.


Per chiunque, dall’Italia o in generale da un paese europeo, decida di intraprendere il percorso che ho sopra segnalato, è bene tenere presente due aspetti:

--> applicare le regole del “viaggiare sano ed in sintonia con l’ambiente” come elencate nei precedenti post;

--> essere consapevoli che, uno dei maggiori impatti ambientali (se non addirittura il più consistente), sarà lo spostamento con l’aereo. A tal fine suggerisco di viaggiare con serenità e senza sensi di colpa e, nel contempo, di attuare delle vere e proprie iniziative di compensazione della CO2 immessa in atmosfera (sulle cui modalità sarà, in seguito, mia cura dare indicazioni di maggiore dettaglio).


(Fonti consultate: www.ilsole24ore.com - www.wikipedia.org)

giovedì 12 febbraio 2009

Un'eco-iniziativa da parte del Sole 24 Ore


Una notizia sensazionale, che merita l'attenzione del nostro blog, è quella pubblicata nel sito del Sole 24.

Secondo l'articolo apparso in data odierna il gruppo del Sole 24 Ore, in occasione del compleanno del Protocollo di Kyōto (il 16 febbraio ricorre il 4° anniversario) e nel tentativo di sensibilizzare i lettori alle problematiche ambientali, garantirà che la produzione dell'intera edizione del quotidiano di lunedì 16 febbraio e di una settimana del sito www.ilsole24ore.com sarà a "Impatto Zero"®; grazie, infatti, agli standard certificati da Life Gate e da Arval, le emissioni di CO2 prodotte nell'arco temporale sopra evidenziato, saranno compensate ricorrendo alla creazione di nuove foreste nel Parco del Ticino, nel Madagascar ed in Costarica.
A questa prima iniziativa, a favore dell'ambiente, ne seguiranno molte altre da parte del Gruppo il Sole 24 ore.

Non posso che esprimere il pieno consenso ed un profondo apprezzamento per il processo sopra richiamato, sia perchè conosco la serietà e la professionalità del percorso "Impatto Zero"® promosso da Life Gate, sia perchè, grazie all'autorevolezza posseduta dal Sole 24 Ore sulla scena editoriale nazionale, questa iniziativa avrà un'ampia risonanza nell'opinione pubblica.

Seguiremo ed approfondiremo con scrupolo ed attenzione gli sviluppi ed i nuovi interventi promessi in tema di sostenibilità!

Quindi ... buon compleanno Protocollo di Kyōto e complimenti al gruppo editoriale del Sole 24 Ore!

(Fonte consultata: www.ilsole24ore.com)

martedì 10 febbraio 2009

Codice Mondiale di Etica del Turismo


Il concetto di ecoturismo diventa sempre di più una questione di preminente importanza; nel portale dell'AITR (Associazione Italiana Turismo Responsabile) è possibile leggere un interessante documento intitolato, appunto, Codice Mondiale di Etica del Turimso. Cito, per comodità, i tratti salienti e quelli che ritengo essere più interessanti per le finalità del nostro blog, rinviando, per ogni approfondimento, alla visione dell'intero atto.

Nel testo si evince il ruolo fondamentale offerto dal turismo il quale "attraverso i contatti diretti, spontanei e non mediati tra uomini e donne di culture e stili di vita differenti, rappresenta una forza vitale al servizio della pace ed un fattore di amicizia e comprensione fra i popoli del mondo". Nel contempo viene richiamato esplicitamente il collegamento con la tutela all'ambiente poichè, si legge nel documento, è necessario attenersi "ad una logica tesa a conciliare la tutela ambientale, lo sviluppo economico e la lotta contro la povertà in maniera sostenibile, così come formulata dalle Nazioni Unite nel 1992, in occasione del Vertice di Rio de Janeiro, ed espressa nel Programma d’azione 21, adottato in quella circostanza".

Viene, a questo punto, chiaramente sancita la convinzione che "a condizione del rispetto di alcuni principi e di alcune norme, un turismo responsabile e sostenibile non è affatto incompatibile con la crescente liberalizzazione delle condizioni che regolamentano gli scambi di servizi e sotto la cui egida operano le imprese di questo settore, e che è possibile riconciliare, in questo campo, economia ed ecologia, ambiente e sviluppo, apertura al commercio internazionale e protezione delle identità sociali e culturali".

In conclusione, dall'analisi di questi importanti documenti di portata internazionale, è possibile iniziare a "respirare" una nuova aria, in cui è evidente ed encomiabile il tentativo di conciliare economia con ecologia, in cui, nello specifico caso preso in esame, si inizia a ricercare un beneficio umano che sia, nel contempo, compatibile con le esigenza ambientali di un determinato territorio.

A questo punto il sincero augurio è che tutto quanto sopra analizzato non rimanga una semplice e sterile dichiarazione intrisa di paroloni altisonanti, ma che dia vita, a livello sempre più ampio, a fenomeni concreti e realistici di turismo sostenibile e responsabile!

(Fonte consultata: www.aitr.org)

venerdì 6 febbraio 2009

L'information tecnology a servizio dell'ecoturista

La promozione di un determinato territorio (stiamo parlando del così detto "marketing territoriale") richiede un’accurata analisi della domanda turistica; soltanto questa fase preliminare di studio del dato statistico fornisce un quadro esaustivo del mercato che consente di procedere, poi, alla programmazione di un piano di comunicazione, il quale sia adatto alle esigenze ed ai bisogni del potenziale “acquirente” di un prodotto turistico o meglio ecoturistico.

Nel progetto già citato nel precedente post, “Ecotourism: Places and Traditions”, è emerso che, nel caso di destinazioni ecoturistiche, occorre prestare particolare attenzione alla promozione di luoghi specifici che permettano una sorta di riconoscimento empatico (a pelle, a senzazione) dell’ecoturista nei valori culturali, storici e folcloristici che il territorio riesce a trasmettere.
Per raggiungere questo obiettivo, è necessario applicare ed utilizzare tutti gli strumenti messi a disposizione dalle moderne tecnologie informatiche, multimediali e del marketing, come ad esempio la creazione di un brand (un marchio) che caratterizzi in maniera univoca l’immagine di un luogo.

Nel caso dell’ecoturismo, l’iniziativa europea sopra menzionata ed i singoli progetti pilota ad essa successivi, hanno dimostrato che i mezzi più efficaci per promuovere l’offerta ecoturistica sono il passaparola, la stampa specializzata, i siti web e l’utilizzo di tecnologie innovative per il marketing turistico.

Pertanto anche nel campo dell'ecoturismo un ruolo rilevante è occupato dall'Information tecnology cioè dalla tecnologia nella pianificazione, nell’informazione (ad esempio il sistema informativo geografico o GIS) e nella promozione di una destinazione ecoturistica; dette soluzioni avanzate offrono possibilità di conoscere in maniera approfondita uno specifico luogo. Si pensi soltanto alle potenzialità informative offerte dagli strumenti tecnologici, sia dal punto di vista del turista (possibilità di informarsi in maniera diretta sulla proposta turistica di un’area, di prenotare il proprio viaggio in maniera semplice e diretta…) sia dal punto di vista degli operatori di settore (dati statistici sul contesto socio - economico, comunicazione via internet, rapporto diretto con la clientela).

Un ultimo, ma assolutamenmte non meno importante, aspetto strategico legato alla diffusione della tecnologia applicata al turismo ecocompatibile, è costituito dall’utilizzo dei sistemi energetici basati sulle fonti rinnovabili, i quali creano un’immagine positiva dell’industria turistica ed una maggiore attratività per i potenziali clienti, oltre a garantire un soggiorno in cui l'approvigionamento energetico richiesto sia ad impatto zero!!

(Fonte consultata: www.provincia.teramo.it)

giovedì 5 febbraio 2009

Ecoturismo vs turismo di massa


Secondo un recente studio finanziato dalla UE, "Ecotourism - places and traditions", a cui hanno partecipato diversi partner tra cui anche l'Italia, le recenti indagini effettuate sul mercato turistico hanno mostrato chiaramente che l’ecoturismo, all’interno del quale rientra anche l’Ecoeducazione ed il cosiddetto “viaggio-avventura”, costituisce un settore in forte espansione e le previsioni del Wto (World tourism organization) sembrano confermare questo trend di crescita. Si stima che entro il 2010 il numero di ecoturisti aumenterà del 50%. Dalle prime analisi sui target di riferimento, è emerso che l’ecoturista possiede un elevato livello di coscienza ambientale e crede fermamente nella promozione e valorizzazione delle risorse naturalistiche e storico – culturali del territorio. Ed è proprio tale filosofia ambientale a guidare il viaggiatore nella scelta della sua meta turistica. I risultati del progetto “Ecotourism: Places and Traditions” hanno messo in luce che i bisogni e le aspettative dell’ecoturista sono:

--> L’ambiente incontaminato, la possibilità di osservare animali nel loro habitat naturale e di fare trekking ed escursioni;
--> Standards di qualità ambientale della meta scelta;
--> Possibilità di alloggiare in strutture “non convenzionali”.
L’interesse dell’ecoturista, in ogni caso, è rivolto soprattutto alle attività che può svolgere nell’ambiente circostante, un chiaro elemento di distinzione rispetto al “classico” turista di massa.

Secondo detto studio, inoltre, il termine ecoturismo è soggetto a molteplici interpretazioni ed evoluzioni, che scaturiscono dai differenti approcci e dagli aspetti ecologici e socioculturali presi in considerazione. Per cui non è possibile fornire una definizione univoca di ecoturismo, ma, in ogni caso, è possibile distinguere nettamente questa scelta di viaggiare (che, in fin dei conti, comunica un vero e proprio stile di vita) rispetto il classico e non sempre benefico turismo di massa.

(Fonte consultata: www.provincia.teramo.it)

giovedì 29 gennaio 2009

Le regole per il viaggare sano ed in sintonia con l'ambiente

Trascorrere del tempo libero al mare o in montagna, cercando un rapporto diretto con la natura, e' un'esigenza sempre piu' diffusa, così come il bisogno di visitare posti belli, di trascorrere le proprie vacanze in ambienti naturali avendo la coscienza che tutte le azioni che si faranno non recheranno danno all'ambiente visitato e lo lascieranno intatto ed integro per le generazioni future .

Tuttavia qualsiasi viaggio, breve o lungo, che noi compiamo avrà sicuramente conseguenze per il pianeta e per salute dei suoi abitanti, uomo compreso: pensiamo solo ai combustibili utilizzati per far muovere treni, navi, aerei o alla distruzione degli habitat naturali per far posto a strutture ricettive e ricreative.

Da questo non dobbiamo concludere, erroneamente, che il viaggiare è un "eco-reato" nè tantomeno dobbiamo sentirci in colpa per questa fantastica possibilità; tuttavia, come turisti, dobbiamo essere consci che abbiamo precise responsabilita'; ecco, dunque, le regole per viaggiare sano ed in sintonia con l'ambiente:

--> Incoraggiate e sostenete gli organizzatori di viaggi e soggiorni che hanno adottato un atteggiamento responsabile nei confronti dell'ambiente e delle popolazioni del posto. Preferite quei Paesi, regioni, localita' che hanno adottato appropriate misure di protezione del loro patrimonio naturale e rispettano i diritti umani;

--> Informatevi sempre sulla cultura, le abitudini, le problematiche ambientali e socio-culturali del paese che andrete a visitare: questo vi permettera' di non offendere la natura e le popolazioni locali;

--> Non rendetevi complici dell'estinzione di piante o animali rari con l'acquisto sconsiderato di souvenir che ne implicano l'uccisione o il maltrattamento, o la cui produzione arreca danni inaccettabili all'ambiente. Non comprate animali vivi;

--> Il vostro impatto sull'ambiente e' tanto maggiore quanto piu' lontano andate e quanto piu' rapido e' il mezzo di trasporto che utilizzate. Viaggiate fuori stagione per non contribuire alle congestioni e agli affollamenti che danneggiano l'ambiente;

--> La conservazione della natura e il benessere delle popolazioni locali dipendono dalla possibilita' di vivere in maniera dignitosa senza impoverire o distruggere l'ambiente;

--> Fate, quindi, in modo che il vostro viaggio apporti dei benefici ai locali, avvalendovi, quando possibile, dei loro servizi piuttosto che di quelli offerti da compagnie straniere. Questo vale tanto nella scelta delle sistemazioni, quanto in quella dei mezzi di trasporto, delle guide, ecc. Anche l'acquisto di prodotti locali (rispettando pero' il punto 3) puo' aiutare;

--> Viaggiate in piccoli gruppi: razionalizzerete i consumi senza risultare invadenti nei confronti delle piccole comunita' visitate;

--> Adattatevi alle abitudini locali piuttosto che pretendere di mantenere le vostre anche in capo al mondo. Fornire standard occidentali, oltre ad impoverire le culture, implica costi maggiori e quindi guadagni ridotti per i locali;

--> Viaggiate sempre 'in punta di piedi', cercando di non lasciare traccia del vostro passaggio. Non portate via niente, non raccogliete sassi, conchiglie, fiori. Muovetevi con delicatezza, specialmente dove l'ambiente lo richiede. Non fate rumori inutili, disturbereste gli animali;

--> Visitate i parchi nazionali, le riserve, i santuari: esistono anche grazie ai vostri biglietti d'ingresso.

Buon viaggio e buona eco-vacanza!

(Fonte consultata: www.archibio.it)

martedì 27 gennaio 2009

Un nuovo argomento per il nostro blog: l'Eco-Turismo

Dopo aver dedicato diversi post alla problematica del global warming, desidero momentaneamente, solo momentaneamente, mettere da parte questo argomento ed inaurare un una nuova tematica che caratterizerà il blog di Kyoto fans: l'Eco-Turismo, ovvero la capacità di fare turismo nel rispetto dell'ambiente che si visita e delle popolazioni in esso insediate.

Le caratteristiche che contraddistinguono questa forma di turimo sono:
L'innovatività: a volte l'eco-turismo viene inserito tra quelle proposte di viaggio facenti parte del cosidetto turismo alternativo. Questa definizione oltre a essere vaga non descrive a fondo le motivazioni che spingono i turisti a viaggiare e a conoscere altri popoli, culture o religioni e a tuffarsi in nuove avventure e praticare sport. Non prende in considerazione l'aspetto della ''consapevolezza'' del turista che entra in contatto con un mondo diverso con le proprie regole e consuetudini. Inoltre definisce l'ecoturista per quello che non è e cioè non è un turista tradizionale.

La responsabilità: il turista responsabile entra nel paese che visita come se entrasse in casa di altri e, a differenza del turista tradizionale, si comporta con il rispetto che userebbe in casa propria.

La sostenibilità: la capacità di godere di un paesaggio, di un ambiente senza depauperarne le sue risorse e nel rispetto di quanto verrà lasciato in eredità alle generazioni future.

L'eco-turismo è l'insieme e la sintesi di tutte queste definizioni! Possiamo, quindi, definire l'eco-turismo (chiamato anche turismo sostenibile) come la forma di turismo che mantiene un equilibrio tra le esigenze dei turisti e le esigenze della popolazione locale delle zone visitate. Entrambi, turisti e popolazione locale, si sforzano di salvaguardare la possibilità per i futuri turisti di trascorrere la proprie vacanze con la stessa o migliore qualità dei turisti presenti.

Nei prossimi post cercherò di dare indicazioni concrete su come vivere un turismo in sintonia con l'ambiente e andrò a "spulciare" nella rete per trovare esempi concreti ed attuali di eco-turismo, in maniera tale da fornire, a chi ne fosse interessato, eventuali suggerimenti per le prossime vacanze.



sabato 24 gennaio 2009

L'Antardide si sta sciogliendo?

Sempre nell'intento di dare voce a tutti, ma nel rispetto ovviamente del rigore scentifico, riporto quanto apparso su un articolo della rivista "Nature", in cui viene sintetizzato il lavoro effettuato da alcuni ricercatori che, utilizzando una tecnica statistica che sfrutti sia dati ottenuti via satellite che quelli pervenuti dalle stazioni meteorologiche a terra, sono riusciti ad ottenere nuove stime dei trend di variazione della temperatura antartica.

I climatologi hanno creduto per lungo tempo che, sebbene il resto del pianeta stesse diventando sempre più caldo, un’ampia porzione dell’Antartide, quella nella parte orientale, fosse in realtà in una fase opposta, ovvero di raffreddamento. In base alla ricerca sopra menzionata questo sarebbe un falso!

Detto studio mostra, infatti, che per almeno 50 anni, la maggior parte del continente Antartico si è riscaldato con un tasso almeno comparabile a quello del resto del mondo.

In effetti "l’effetto di riscaldamento della parte occidentale è maggiore del raffreddamento della parte orientale, con il risultato che complessivamente il continente si è riscaldato”, ha commentato Eric Steig, docente di scienze terrestri e spaziali e direttore del Quaternary Research Center della Universty of Washington.

Steig e colleghi hanno notato come l’Antartide Occidentale, con una altitudine media di 1900 metri sul livello del mare, sia sostanzialmente più basso della parte orientale che arriva a circa 2800 metri. Sebbene l’intero continente sia sostanzialmente deserto, l’Antartide occidentale è soggetto a temporali relativamente caldi e umidi ed è sede di più intense precipitazioni nevose.


(Fonte consultata: Le scienze - www.repubblica.it)

giovedì 22 gennaio 2009

Ascoltando il "fronte del NO"

La mission del nostro blog si fonda sull'obiettività, sul voler fornire una comunicazione ambientale mantendo un giudizio, per quanto possibile, obiettivo; in questa direzione ritengo corretto evidenziare l'opinione di chi al global warming non ci crede assolutamente, o meglio, di chi ammette e prende atto di un'attuale fase di riscaldamento globale, ma imputa questo processo ad una causa esclusivamente naturale ed assolutamente non antropogenica.

Sto parlando di un recente articolo apparso sul sito del "Il Giornale", a cura di Franco Battaglia e che riporta il giudizio di un illustre scienziato circa le cause che stanno provocando l'attuale processo di riscaldamento del pianeta. Leggendo l'articolo si apprende come l'intervistato faccia parte, assieme ad altri 650 scienziati provenienti da tutto il mondo, di un organismo non governativo che, vagliando i dati analizzati dall'IPCC, è arrivato a conclusione opposte rispetto a quelle promulgate dal medesimo IPCC e che slegano l'effettivo processo di riscaldamento globale in atto dalla responsabilità dell'azione antropica.

Di seguito i risultati salienti dello studio così come sono riportati nell'articolo:
"1) Il pianeta è già stato più caldo di adesso: senza invocare tempi geologicamente lontani, lo è stato per molti secoli nel cosiddetto «periodo caldo olocenico» di 6000 anni fa, e per un paio di secoli nel «periodo caldo medievale» di 1000 anni fa.

2) L'attuale riscaldamento è cominciato nel 1700, quando erano l'industrializzazione assente e mezzo miliardo la popolazione mondiale, e ha continuato fino al 1940 quando erano l'industrializzazione quasi assente e la popolazione 1/3 della odierna.

3) La temperatura del pianeta è diminuita dal 1940 al 1975, tanto che a metà degli anni Settanta del secolo scorso era popolare un'isteria per il freddo paragonabile a quella odierna per il caldo; peccato, però, che furono, quelli, anni di boom industriale, demografico e di emissioni di gas-serra.

4) È dal 1998 che la temperatura del pianeta ha smesso di crescere e il 2008 sarà probabilmente dichiarato il più freddo degli ultimi 10 anni; ma dal 1998 le emissioni di gas-serra sono ininterrottamente aumentate.

5) Tutti i modelli matematici che attribuiscono ai gas-serra antropici il ruolo di governatori del clima prevedono che nella troposfera a 10 km al di sopra dell'equatore si dovrebbe osservare un riscaldamento triplo rispetto a quello che si osserva alla superficie terrestre; orbene, le misure (ripeto: misure, non chiacchiere) satellitari non rivelano, lassù, alcun aumentato riscaldamento, men che meno triplo, ma, piuttosto, un rinfrescamento."

L'autore conclude il suo articolo con una pesante accusa; egli denuncia, infatti, che "quella del riscaldamento globale antropogenico è una fiorente industria, ben oliata dal denaro delle nostre tasse - una quantità fantasmagorica di denaro pubblico - diretto verso progetti tanto grandiosi quanto inutili, tipo: il fantasioso sequestro della CO2, la burla della realizzazione di parchi eolici, la truffa della realizzazione degli impianti fotovoltaici. Il tutto con la benedizione del Parlamento europeo; il quale, promuovendo la politica energetica suicida del cosiddetto 20-20-20, fondata sul falso scientifico di pretendere di governare il clima, sembra ansioso di dare il via ai lavori di scavo per la nostra fossa".

A voi, illustri visitatori del blog, la capacità di critico giudizio!

(Fonte consultata: www.ilgiornale.it)

L'ambiente nel programma elettorale di Barack Obama

Ho già dedicato un post per illustrare gli intendimenti espressi dal nuovo Presidente Americano, Barack Obama, in favore di una green economy, di un'economia maggiornemnte dedicata allo sfruttamento di energie pulite ed alternative.

All'indomani dell'insediamento di Barack Obama alla White House, riprendo alcuni passaggi, visionabili sul suo sito web, del programma elettorale in cui ambiente ed energia sembrano essere uno dei cardini della nuova svolta politica proposta.
Obama ha dichiarato un taglio dell'80% della CO2 entro il 2050, la liberalizzazione dalla dipendenza dall'"oro nero" entro i prossimi 10 anni e, nel contempo, un incremento del 10% di ricorso a fonti rinnovabili entro 4 anni.

Il neo Presidente esprime il suo consenso al Protocollo di Kyoto, evidenziando l'importanza di rientrare negli accordi internazionali sul clima e dichiarando di voler dedicare 150 miliardi di dollari, nei prossimi 10 anni, per lo sviluppo delle energie rinnovabili ipotizzando, in questa direzione, la creazione di 5 milioni di posti di lavoro nel settore della clean economy.

Barack Obama indica, inoltre, di voler conservare e proteggere l'ambiente dimostrando attenzione per un vero e proprio futuro sostenibile; egli, in base a quanto espresso nel programma, ritiene che tutti noi abbiamo una responsabilità verso i nostri figli e nel dover lasciare questa terra meglio di come l'abbiamo trovata; preservare il Pianeta è di vitale importanza anche per fornire acqua pulita, aria pura e per ridurre i gas serra.

Cercherò, da questo piccolo punto di osservazione, di monitorare, nel tempo ed in base ai risultati concreti, se tutti gli intendimenti sopra espressi si tramuteranno in reltà!

(Fonte consultata: www.barackobama.com)

martedì 20 gennaio 2009

Il 2009 sarà l'anno del clima

Mi sembra molto qualificante, viste le tematiche affontate nel nostro blog (dedicato all'ambiente, ma con particolare attenzione ai cambiamenti climatici) riportare il passaggio conclusivo dell'intervento effettuato da Vincenzo Ferrara (un luminare nel campo dei cambiamenti climatici) in occasione della premiazione al concorso "Un bosco per Kyoto 2009", svoltasi a Roma il 13 gennaio 2009 e patrocinata dall'ENEA e dall'Accademia Kronos.

Secondo Ferrara "Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, in una conferenza di fine anno tenuta al Quartier Generale dell’ONU a New York (USA), ha dichiarato che il 2009 sarà un anno difficile per via della necessità di far fronte a crisi molteplici che comprendono anche quelle: economica e finanziaria, alimentare e climatica.

Il 2009 sarà l’anno dei cambiamenti climatici, perché sarà veramente importante per giungere ad un nuovo accordo mondiale che dovrà essere approvato nella Conferenza delle Parti (COP-15) della “Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici” (UNFCCC), la quale si terrà a Copenaghen (Danimarca) nel dicembre 2009. Per facilitare tale processo, Ban Ki-moon ha anche anticipato l’idea di organizzare un Vertice ministeriale sui cambiamenti climatici nel mese di settembre.

Il 2009 sarà anche un anno ricco di convegni, congressi e conferenze scientifiche sulle problematiche legate ai cambiamenti del clima, tra cui le maggiori saranno: un congresso scientifico internazionale convocato per il 10-12 marzo a Copenhagen dall’Università di Copenhagen e da altre Università internazionali, per fare il punto ed aggiornare l’ultimo rapporto IPCC del 2007; il “Summit” mondiale sul clima ed i cambiamenti climatici dei grandi agglomerati urbani convocato a Seul (Corea) il 18-21 maggio 2009; infine la Terza Conferenza Mondiale delle Nazioni Unite sul Clima che si terrà a Ginevra dal 12 al 16 ottobre 2009, convocata dal World Meteorological Organization".

(Fonte consultata: www.villaggioglobale.it)


Buone notizie anche per il solare made in Italy

Apprendo dalle news inviatemi da "Villaggio Globale" che il gruppo Econcern, leader mondiale nella fornitura di soluzioni energetiche sostenibili, ha annunciato l'installazione in Italia di 42 MW di capacità energetica da fonte solare. Il progetto, denominato Trullo, sarà realizzato in Puglia e avrà inizio nei prossimi mesi con la costruzione dei primi sette campi solari, operativi già nel 2010. Il gruppo Ecocern ha già installato in Europa, nel 2008, impianti per una capacità totale di 35 MW e punta, nel corso del 2009, ad implementare la propria "potenza di fuoco" di ulteriori 75 MW.

Attraverso questo maxi progetto, il Gruppo si accinge a sfruttare l'enorme potenziale di crescita del mercato solare italiano: una volta completato, infatti, il Progetto Trullo contribuirà ad incrementare del 15% la capacità energetica da fonte solare fino ad oggi installata in Italia, corrispondente a 280 MW.

Kees van der Leun, membro del board Econcern, ha di recente annunciato che entro al massimo dieci anni l'energia solare di nuova installazione supererà le altre fonti di energia e che le stime di crescita della Iea (International Energy Agency) per il 2020 saranno raggiunte entro il 2009.

Secondo Dennis Lange, project development Director di Econcern: «Il mercato solare italiano nasconde uno straordinario potenziale di crescita .... La nostra ambizione è diventare uno dei primi player del mercato solare italiano, realizzando concretamente la missione del Gruppo: rendere l'energia sostenibile un bene disponibile per tutti. Siamo convinti che lo sviluppo di grandi asset da energia solare giocherà un ruolo primario nella creazione di un futuro sostenibile».


(Fonte consultata: www.villaggioglobale.it)

lunedì 19 gennaio 2009

In Portogallo la centrale solare più grande d'Europa

Buone notizie per il settore delle rinnovabili in Europa. La centrale solare più grande del nostro continente ha una potenza di 46 megawatt e si trova ad Ameraleja, in Portogallo, a 150 km a sud di Lisbona.

L’impianto fotovoltaico è attivo solo da qualche giorno e già fornisce energia a più di 30 mila famiglie della regione meridionale di Alentejo, nel distretto di Moura. Il Portogallo è infatti lo stato che, durante l’anno, ha più ore di cielo terso in tutta Europa; la centrale è stata costruita su una superficie di 250 ettari nella valle di Baldio da Ferraríain, proprio in una delle zone più assolate dell’intero Paese.

Il progetto - costato 261 milioni di euro – è stato realizzato da Acciona, azienda spagnola leader nella fabbricazione di impianti e infrastrutture per le energie rinnovabili. Si tratta di una centrale a “girasoli”, simile a quella costruita in Italia ad Anzano del Parco, in Brianza, ma molto più grande.

L’impianto di Ameraleja funzionerà a pieno ritmo solo nel 2010, quando si prevede possa raggiungere, grazie ai 268mila pannelli fotovoltaici installati, una potenza di 64 MW, circa 12 volte maggiore rispetto alla principale centrale solare europea, che si trova in Germania e produce “solo” 5 MW.

Si stima che il funzionamento di questo impianto possa contribuire a una drastica riduzione dell’effetto serra, consentendo un risparmio di circa 152 milioni di tonnellate di anidride carbonica ogni anno.

Il distretto di Moura ha infine lanciato un progetto che coinvolge 8 Paesi europei, che sono Bulgaria, Spagna, Francia, Gran Bretagna, Grecia, Italia, Portogallo e Repubblica Ceca: si chiama Sunflower ed è volto a promuovere la diffusione e lo sviluppo delle energie rinnovabili in tutto il continente attraverso varie campagne di sensibilizzazione, naturalmente con il benestare dell'UE.

(Fonte consultata: www.lifegate.it)

Previsioni poco rassicuranti nello "State of the World 2009"

E' stata di recente promulgata l'edizione 2009 dello "State of the World", l'annuale rapporto edito dal prestigioso ed autorevole istituto Usa, il World Watch Institute, circa lo stato di salute del nostro pianeta. L'attuale edizione, interamente dedicata al caos climatico ed alla sua cura, conferma le previsioni più pessimistiche sulla situazione ambientale del pianeta; cresce, infatti, la concentrazione di anidride carbonica nell'atmosfera e si corre il rischio di un raffreddamento della Corrente del Golfo.

Tra le principali novità in rilevo troviamo i seguenti aspetti:
Le emissioni. L'IPCC, la task force di scienziati Onu che studiano la problematica climatica, è stata accusata per anni dalla lobby del petrolio di esagerare i toni dell'allarme. Ma dal primo rapporto al quarto (1990 - 2007) le sue previsioni sono risultate fin troppo caute: il cambiamento climatico ha battuto ogni stima. Anche l'ultimo dato, quello relativo al 2007, mostra la continua progressione delle emissioni serra che derivano dall'uso di combustibili fossili e dalla deforestazione. Si è passati dai 22,6 miliardi di tonnellate di anidride carbonica del 1990 ai 31 miliardi del 2007: più 37 per cento. A cui vanno aggiunti i 6,5 miliardi di tonnellate che derivano dalla deforestazione. Così la concentrazione di CO2 in atmosfera non cresce più al ritmo di 1,5 parti per milione per anno ma è arrivata a 2,2 parti in più per anno.

I mari. La perdita dei ghiacci della Groenlandia e della penisola antartica non è stata inserita nelle valutazioni dell'IPCC perché i margini di incertezza sulla velocità del processo sono stati considerati troppo alti. Aggiungendo questo elemento, si ottiene un quadro molto più allarmante di quello fornito dagli scienziati Onu: l'aumento di livello degli oceani nell'arco del secolo in corso potrebbe superare di tre volte il tetto massimo IPCC (0,59 metri) disegnando uno scenario in cui la risalita delle acque si misura in metri anziché in centimetri.

I punti di non ritorno. Si chiamano tipping points e sono i punti di non ritorno, i momenti in cui il processo di cambiamento compie un salto brusco e irreversibile nella scala temporale che interessa l'umanità. Uno di questi tipping point riguarda la corrente del Golfo, il grande tapis roulant energetico che riscalda la parte nord occidentale dell'Europa. L'afflusso massiccio di acqua dolce derivante dalla perdita dei ghiacci artici potrebbe bloccare o rallentare questa corrente causando un'ondata fredda sulla Gran Bretagna e sulla Scandinavia. L'acidificazione degli oceani, che minaccia molte delle forme di vita marine, costituisce un altro tipping point.

La cura da dedicare al pianeta. Per evitare che il caos climatico raggiunga il punto in cui i danni diventano seri bisognerebbe bloccare la crescita della temperatura a 1,4 gradi di aumento rispetto al livello pre industriale.

In realtà è praticamente certo come questo obiettivo sia oggi irraggiungibile, ma ci si potrebbe avvicinare evitando i guai peggiori. Come? La ricetta è contenuta nella seconda parte del rapporto, quella dedicata agli edifici bioclimatici, all'aumento dell'efficienza energetica, allo sviluppo delle energie rinnovabili. Nel 2007 le rinnovabili (compreso l'idroelettrico) hanno fornito il 18 per cento dell'elettricità su scala mondiale.

Si può fare di meglio: secondo uno studio del German Aerospace Center, nel 2030 le rinnovabili potrebbero fornire almeno il 40 per cento dell'elettricità consumata in 13 delle 20 economie più importanti del mondo. Inoltre costruendo case più intelligenti si ottengono guadagni energetici che vanno dal 50 all'80 per cento e la Gran Bretagna ha già deciso che tutte le case costruite dopo il 2016 e tutti gli edifici commerciali costruiti dopo il 2019 dovranno essere a emissioni zero.

(Fonti consultate: www.ablav.it - www.repubblica.it)

giovedì 15 gennaio 2009

Eccesivo catastrofismo? NO solo alcuni dati forniti dagli esperti della UE!

Per dare un quadro più preciso e per completare il post pubblicato il 12 gennaio, attingendo alle indicazioni fornite dalla UE, l'Europa meridionale (Portogallo, Spagna, Francia meridionale, Italia, Slovenia, Grecia, Cipro, Bulgaria e Romania meridionale) saranno le zone più colpite dalla siccità. Le stime collocano, entro il decennio 2080, il calo di precipitazioni annuali oltre al 40% rispetto i livelli registrati nel 1990, mentre le temperature supereranno di 4-5 °C in media quelle attuali.

La notevole riduzione di precipitazioni e l'aumento della temperatura incrementeranno fortemente il rischio di carenza idrica, siccità ondate di calore, incendi boschivi e perdita di specie ed ecosistemi. Il caldo estremo, da solo, potrebbe costare al vita a 55 persone su 100.000 ogni anno.

Nell'Europa occidentale ed atlantica (Benelux, parte della Francia, Germania settentrionale, Regno Unito, Irlanda e Danimarca) le tempeste e le alluvioni diventeranno più frequenti, le precipitazioni più intense e le temperature saranno tra i 2 ed i 3,5°C superiori ad oggi.

La situazione del Nord Europa sarà simile, ma il surriscaldamento maggiore e l'aumento delle precipitazioni (pari anche al 40%) contribuirà ad incrementare il rischio di inondazioni. Nonostante le potenzialità per coltivare nuove aree ed introdurre nuove colture (grazie alle stagioni di crescita più lunghe) questi mutamenti potrebbero mettere a rischio l'esistenza di intere foreste.

Secondo le proiezioni, gli aumenti delle temperature medie annuali in Europa centrorientale si aggirerebbero tra i 3 ed i 4°C rispetto ai livelli attuali, mentre le precipitazioni aumenteranno in inverno e si ridurranno in estate. L'agricoltura potrà beneficiare di stagioni di crescita più lunghe, ma al contempo risentirà dell'erosione del suolo, della diminuzione di materia organica nel terreno, della migrazione di malattie e parassiti, delle alte temperature e della siccità in estate. Le morti per freddo potrebbero diminuire in Polonia e Romania, ma aumenteranno i decessi dovuti al caldo eccessivo.

Insomma, dalla lettura del possibile scenario sopra riportato, non c'è da stare molto allegri; al di la dell'attendibilità più o meno marcata delle previsioni sopra riportate un dato è certo: in assenza di tempestive "inversioni di rotta", gli effetti del cambiamento climatico avranno pesanti ripercussioni nei nostri ambienti di vita e, di conseguenze, nelle necessarie strategie che dovremo attuare per contenerne gli effetti.

(Fonti consultate: "Adattarsi al cambiamento climatico" - pubblications. europa.eu; www.google.it/images)

martedì 13 gennaio 2009

E' corretto fornire anche informazioni positive

La mission del presente blog è quella di parlare di ambiente con estrema obiettività, chiarezza e competenze; ebbene, tenendo presente, in questo caso, l'elemento dell'obiettività, sono contento di dedicare l'odierno post ad una notizia pubblicata dal britannico Times: secondo l'autore dell'articolo (Lewis Smith) analizzando, durante un convegno scentifico svoltosi a Washinton, alcune foto satellitari di aree tropicali gli studiosi hanno potuto notare come diverse porzioni di foreste tropicali, spazzate via per fare posto all'agricoltura, stiano oggi ricrescendo con un ritmo più intenso rispetto le previsioni iniziali.
Per cui, in base alle indicazioni emerse durante il convegno, da un lato perdiamo circa 13.000 ettari di foreste ogni anno, ma dall'altro l'indubbio danno di tale perdita sembra sia più attutito (attenzione non eliminato!) rispetto le nevaste previsioni iniziali.

E' noto come la scomparsa di foreste tropicali, processo che sta interessando tutti gli angoli del pianeta ancora incontaminatii, contribuisca ad aumentare di circa un quinto le emissioni globali di CO2 (riducendo, nello specifico caso, la possibilità di un suo sequesto da parte degli elementi vegetali).
Dall'inizio dell'era industriale 20 milioni di Km quadrati di foreste vergini tropicali sono state distrutte; un'ulteriore ampia fascia è stata seriamente danneggiata a seguito della creazione di ampie radure.

Per cui a fronte di questa indubbia perdita di naturalità che l'uomo sta compiendo con notevoli conseguenze negative a carico di tutto il pianeta, scoprire, come asserito dall'autore dell'articolo scentifico, un processo di crescita della foresta "secondaria" in molte zone deturpate, è certamente una buona notizia che il nostro blog deve comunicare!

Si tratta ora di capire, con precisione, l'entità del fenomeno e la sua capacità di contrastare l'effetto distruttivo antropico.

(Fonte consultata: www.timesonline.co.uk)

lunedì 12 gennaio 2009

L'Europa non sarà risparmiata dal global warming


Gli effetti del cambiamento climatico si stanno già facendo sentire nel continente europeo, che ha visto aumentare le proprie temperature di quasi 1°C nell'ultimo secolo, superando in rapidità la media globale.

L'atmosfera più calda sta alterando l'andamento delle precipitazioni: nel Nord Europa sono aumentate significativamente le precipitazioni piovose e nevose, mentre sono sempre più frequenti gli episodi di siccità in Europa meridionale.

Negli ultimi anni, tutto il continente europeo ha registrato temperature estreme: le ondate di calore diventano sempre più frequenti e in alcune aree il termometro ha segnato temperature ben al di sopra della media stagionale nelle estati del 2003, 2006 e 2007.

Nei mesi di luglio ed agosto 2007, ad esempio, in Europa sudorientale le temperature raggiunsero addirittura i 46°C, provocando centinaia di morti e incendi boschivi e facendo collassare la produzione agricola. Nel frattempo, alcune zone della Gran Bretagna venivano colpite dalle inondazioni più devastanti degli ultimi 60 anni, che causarono numerosi decessi e danni per miliardi di euro, colpendo duramente anche le riserve d'acqua.

Sebbene eventi atmosferci come questi, singolarmente, non possano essere attribuiti con totale certezza al cambiamento climatico (per contro le temperature dell'attuale inverno 2008-2009 non possono sconfermarlo), essi sono tipici dei mutamenti metereologici che, secondo le proiezioni, si verificheranno con il riscaldamento globale.

Se il mondo non interverrà, con rapidità e descisione, per contenere il riscaldamento globale, a livello europeo potremmo registrare un aumento delle temperature compreso tra i 2°C ed i 5°C a seconda delle diverse zone, con effetti alquanto impattanti.

Nei prossimi post cercherò (evitando i toni catastrofistici, ma mantendo un approccio per quanto possibile obiettivo) di descrivere i possibili scenari a livello europeo.

(Fonte consultata: "Adattarsi al cambiamento climatico" - pubblications. europa.eu)

Clean energy economy a stelle e strisce

In base a quanto pubblicato sul New York Times, il discorso di Obama dà una spinta all'energia pulita. "Per dare finalmente alla luce una 'clean energy economy', noi dovremo raddoppiare la produzione di energie alternative nei prossi tre anni" ha affermato Obama in un discorso alla George Mason University, Fairfax, Virginia. “Noi modernizzeremo più del 75% dei palazzi federali e miglioreremo l'efficienza energetica di due milioni di case americane: ciò farà risparmiare ai contribuenti miliardi sulle bollette energetiche”.
Obama ha anche dichiarato che la nazione deve cominciare a costruire una rete intelligente capace di minori dispersioni, di meno blackout e di resistere perfino a eventuali attacchi, oltre che risparmiare soldi e aiutare le energie rinnovabili.
Obama ha a lungo parlato della creazione di nuove priorità energetiche come candidato presidenziale, e spesso ha fatto cenno della creazione di nuovi posti di lavoro ("green jobs"). Il suo discorso odierno serve anche a rassicurare una flotta di industrie di energia rinnovabile, che sperano in un pacchetto di incentivi.

Noi "abitanti del vecchio continente" dobbiamo vivamente sperare che, se davvero l'America si orienta verso un'economia basata sulle energie pulite ed alternative, essa diventi elemento propositivo a livello mondiale per l'approvigionamento verde dell'energia e per la creazione di molti e nuovi green jobs!

(Fonti consultate: www.lifegate.it - www.nytimes.com)

domenica 11 gennaio 2009

Impegno 20 – 20 – 20 ...

... ovvero promuovere la crescita e l’occupazione rispettando gli impegni in materia di cambiamenti climatici.

Per chiarire meglio lo scenario in questi giorni affrontato, facciamo, mentalmente, un passo indietro e collochiamoci alla fine del 2007 – inizi del 2008, periodo in cui la Commissione europea ha adottato un importante pacchetto di proposte per dare attuazione agli impegni assunti dal Consiglio europeo in materia di lotta ai cambiamenti climatici e di promozione delle energie rinnovabili. Le proposte della stessa UE dimostrano che gli obiettivi fissati sono realizzabili sia dal punto di vista tecnologico che economico e offrono opportunità commerciali senza precedenti a migliaia di imprese europee. Secondo le aspettative della UE le misure previste accresceranno significativamente il ricorso alle fonti energetiche rinnovabili in tutti i paesi e imporranno ai governi obiettivi giuridicamente vincolanti. Grazie a una profonda riforma del sistema di scambio delle quote di emissione, che imporrà un tetto massimo alle emissioni a livello comunitario, tutti i principali responsabili delle emissioni di CO2 saranno incoraggiati a sviluppare tecnologie produttive pulite.

L’obiettivo di fondo, in tutta questa politica, si riassume con semplicità nel seguente modo: consentire all’Unione Europea di ridurre di almeno il 20% le emissioni di gas serra, di portare al 20% la quota di rinnovabili nel consumo energetico e di migliorare del 20% il risparmio energetico, il tutto entro il 2020.

Nonostante la successiva crisi che ha investito le economie mondiali e di cui tutt’oggi assistiamo ai drammatici effetti, l’auspicio è quello che il processo di rinnovamento energetico ed ambientale così inaugurato (leggi, per ulteriori approfondimenti, il post pubblicato il 09.01.2009) non subisca preoccupanti rallentamenti, ma divenga anche strategia di rinnovamento economico.

(Fonte consultata: www.europa.eu)

sabato 10 gennaio 2009

Il cambiamento climatico secondo la UE

Un sito interamente dedicato al problema del cambiamento climatico, molto interessante sia per i temi affrontati che per la semplicità di linguaggio utilizzato, è quello promulgato dalla UE in occasione della campagna di sensibilizzazione “You control climate change” (Sei tu che controlli il cambiamento climatico).

Riporto un breve estratto introduttivo rinviando, per un maggiore approfondimento, all’analisi del sito medesimo ed ai successivi post che, sullo specifico argomento, pubblicheremo.

Tra le molteplici argomentazioni affrontate, tutte dedicate al cambiamento climatico, è possibile leggere come molto spesso si parli del tempo e la cosa non sorprende se si considera l'influenza che esso ha sul nostro umore, sul nostro modo di vestire e su ciò che mangiamo. Ma attenzione, “clima” e tempo non sono la stessa cosa. Il clima indica l'andamento medio delle condizioni meteorologiche rilevate in una determinata regione in un periodo di tempo prolungato. Il clima ha sempre subito e continuerà a subire cambiamenti dovuti a cause naturali, fra le quali possiamo annoverare minimi mutamenti della radiazione solare, eruzioni vulcaniche che possono avvolgere il pianeta con polveri che riflettono il calore del sole verso lo spazio, nonché fluttuazioni naturali del sistema climatico in sé. Tuttavia, le cause naturali possono spiegare questo riscaldamento solo in parte.

La stragrande maggioranza degli scienziati concorda sul fatto che esso sia dovuto alle sempre maggiori concentrazioni di gas ad effetto serra (greenhouse gases) che intrappolano il calore nell'atmosfera e che sono generati dalle attività umane. I raggi termici provenienti dal sole riscaldano la superficie terrestre. Quando la temperatura aumenta, il calore è irraggiato attraverso l'atmosfera sotto forma di raggi infrarossi. Una parte viene assorbita nell'atmosfera dai “gas a effetto serra”. L'atmosfera agisce in modo simile alle pareti di una serra che lasciano passare la luce visibile e assorbono i raggi infrarossi in uscita, trattenendo il calore. Questo processo naturale è detto “effetto serra”. Senza di esso, la temperatura media globale sarebbe di circa -18°C, mentre attualmente è di +15°C.

Tuttavia le attività umane stanno aggiungendo nell'atmosfera gas ad effetto serra , in particolare anidride carbonica, metano e ossido nitroso, che accentuano l'effetto serra naturale e di conseguenza riscaldano il pianeta. Questo riscaldamento supplementare dovuto alle attività umane è chiamato effetto serra “accelerato”.

(Fonte consultata: www.climatechange.eu.com)

venerdì 9 gennaio 2009

Chiacchierando di global warming

Si è tenuta recentemente a Poznan' (Polonia) la Conferenza della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (United Nations Framework Convention on Climate Change - Unfccc) e del Protocollo di Kyoto (da cui il nome del ns. blog).

Ha concluso la Conferenza l'incontro dei Minstri governativi e dei Capi di Stato; hanno partecipato all'evento circa 11.000 persone, tra delegati governativi e rappresentanti del mondo dell'industria, delle Organizzazioni inter-governative e non-governative, della ricerca e della stampa.

La conferenza era attesa soprattutto come momento importante del processo negoziale di due anni, lanciato nel dicembre 2007 a Bali e che dovrebbe portare, il prossimo dicembre, con la conferenza di Copenhagen, alla definizione di un accordo internazionale sui cambiamenti climatici per il periodo successivo (fino al 2012), quando, appunto, terminerà il primo periodo di impegni del Protocollo di Kyoto.

La Conferenza è terminata con un chiaro impegno da parte dei Governi ad entrare in piena fase negoziale per dare forma ad una risposta mondiale ai cambiamenti climatici ambiziosa ed efficace, gettando le basi per un accordo da raggiungere a Copenhagen del dicembre 2009. E' stato concordato che gli impegni dei Paesi industrializzati nel periodo successivo al 2012 dovrebbereo assumere principalmente la forma di obiettivi quantificati di limitazione o riduzione delle emissioni, in linea con il tipo di obiettivi di riduzione assunti per il primo periodo di impegni del Protocollo di Kyoto.

Fondamentali progressi sono stati compiuti anche riguardo i seguenti aspetti:
  • sullo sviluppo e trasferimento di tecnologie, con l'approvazione del "Programma strategico di Poznan' sul trasferimento di tecnologie" del Global Environment Facility (GEF);
  • sono stati apportati gli ultimi ritocchi verso la piena operatività dell'Adaptation Fund del Protocollo di Kyoto, concordando anche di conferire al Board dell'Adaptation Fund la capacità legale di garantire ai Paesi in via di sviluppo l'accesso diretto;
  • sulla riduzione delle emissioni da deforestazione e degrado delle foreste nei Paesi in via di sviluppo, relativamente agli aspetti metodologici del programma di lavoro e alle questioni legate alla contabilizzazione delle riduzioni.

Il Segretario esecutivo dell'Unfccc, Yvo Boer, ha dichiarato che ora è più chiaro in che senso procedere verso un futuro accordo e ha apprezzato "il forte segnale politico" lanciato dai governi durante la tavola rotonda Ministeriale su "una visione condivisa"; a detta del Segretario Boer nonostante la crisi economica e finanziaria, "si possono mobilitare fondi per la mitigazione e l'adattamento a sostegno dei Paesi in via di sviluppo, con l'aiuto di un'intelligente architettura finanziaria e delle istituzioni che forniscono il supporto finanziario".

(Fonti consultate: Villaggio Globale - Focal Point IPCC Italia)

giovedì 8 gennaio 2009

Perchè questo Blog ...


... perchè di ambiente e di problematiche ambientali se ne parla sempre, forse troppo.

Svolgendo la mia attività professionale di consulente vedo molto spesso troppi estremismi: c'è chi, da un lato, si impossessa del suffisso "eco" solo per interessi di natura economica; per contro ci sono molte persone che ritengono che la difesa dell'ambiente debba passare per un totale "annullamento" dell'attività umana e fra questi ed altri estremismi molto spesso il caos regna sovrano, non si conoscono bene i termini della questione.

Cercherò (a volte autonomamente, altre con l'aiuto di validi collaboratori) di dare un piccolo contributo per mettere, per quanto sia possibile, un po' di ordine, di fornire informazioni che abbiano una loro base di obiettività. In tutto questo lavoro fondamentale sarà il contributo dei visitatori al nostro blog che vorranno lasciarci un commento ed un approfondimento.

Buona lettura e buon lavoro a tutti!!!