Per chiarire meglio lo scenario in questi giorni affrontato, facciamo, mentalmente, un passo indietro e collochiamoci alla fine del 2007 – inizi del 2008, periodo in cui la Commissione europea ha adottato un importante pacchetto di proposte per dare attuazione agli impegni assunti dal Consiglio europeo in materia di lotta ai cambiamenti climatici e di promozione delle energie rinnovabili. Le proposte della stessa UE dimostrano che gli obiettivi fissati sono realizzabili sia dal punto di vista tecnologico che economico e offrono opportunità commerciali senza precedenti a migliaia di imprese europee. Secondo le aspettative della UE le misure previste accresceranno significativamente il ricorso alle fonti energetiche rinnovabili in tutti i paesi e imporranno ai governi obiettivi giuridicamente vincolanti. Grazie a una profonda riforma del sistema di scambio delle quote di emissione, che imporrà un tetto massimo alle emissioni a livello comunitario, tutti i principali responsabili delle emissioni di CO2 saranno incoraggiati a sviluppare tecnologie produttive pulite.
L’obiettivo di fondo, in tutta questa politica, si riassume con semplicità nel seguente modo: consentire all’Unione Europea di ridurre di almeno il 20% le emissioni di gas serra, di portare al 20% la quota di rinnovabili nel consumo energetico e di migliorare del 20% il risparmio energetico, il tutto entro il 2020.
Nonostante la successiva crisi che ha investito le economie mondiali e di cui tutt’oggi assistiamo ai drammatici effetti, l’auspicio è quello che il processo di rinnovamento energetico ed ambientale così inaugurato (leggi, per ulteriori approfondimenti, il post pubblicato il 09.01.2009) non subisca preoccupanti rallentamenti, ma divenga anche strategia di rinnovamento economico.
(Fonte consultata: www.europa.eu)
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