L’Earth Overshoot Day (il giorno della banca rotta ecologica) coincide con la giornata in cui, nello specifico anno solare, abbiamo terminato le risorse naturali disponibili ed iniziamo ad intaccare il capitale biologico accumulato in oltre tre miliardi di anni di evoluzione della vita.
Si tratta, quindi, del giorno in cui il reddito annuale a nostra disposizione finisce e gli esseri umani viventi continuano a sopravvivere chiedendo un prestito al futuro, cioè togliendo ricchezza ai figli ed ai nipoti. La data, non è frutto di una volontà allarmistica e catastrofistica, ma è stata calcolata dal Global Footprint Network, l´associazione che misura l´impronta ecologica, cioè il segno che ognuno di noi lascia sul pianeta prelevando ciò di cui ha bisogno per vivere ed eliminando ciò che non gli serve più, i rifiuti.
Nel 1961 metà della Terra era sufficiente per soddisfare le nostre necessità. Il primo anno in cui l´umanità ha utilizzato più risorse di quelle offerte dalla biocapacità del pianeta è stato il 1986, ma quella volta il cartellino rosso si alzò il 31 dicembre: il danno era ancora moderato.
Nel 1995 la fase del “sovraconsumo” aveva già mangiato più di un mese di calendario: a partire dal 21 novembre la quantità di legname, fibre, animali, verdure divorati andava oltre la capacità degli ecosistemi di rigenerarsi; il prelievo cominciava a divorare il capitale a disposizione, in un circuito vizioso che riduce gli utili a disposizione e costringe ad anticipare sempre più il momento del debito.
Nel 2005 l´Earth Overshoot Day è caduto il 2 ottobre. L’anno passato, il 2008, è coinciso con il 23 settembre: consumiamo quasi il 40 per cento in più di quello che la natura può offrirci senza impoverirsi. Secondo le proiezioni delle Nazioni Unite, l´anno in cui - se non si prenderanno provvedimenti - il rosso scatterà il primo luglio sarà il 2050. Alla metà del secolo avremo bisogno di un secondo pianeta a disposizione.
Di fronte a questi calcoli ed a questi dati scientifici è più che mai urgente il ricorso a stili di vita, a scelte produttive che favoriscano un minor consumo di risorse, nel rispetto di quella volontà, innata in ognuno, di noi di migliorarsi e di migliorare il proprio ambiente, solo così saremo in grado di raggiungere e promuovere un vero e proprio sviluppo sostenibile.
(Fonte consultata: www.repubblica.it)
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